Il tuo Corso per Amministratore di Condominio
11/12/2008 FLAVIA AMABILE
Siamo tutti arrabbiati, ogni giorno di più. Sei italiani su cento sono in causa col vicino.
Sono due milioni di processi, la metà esatta di tutto il contenzioso che invade le affollate aule dei giudici di pace.
Ogni anno si spendono tre miliardi di euro per le liti condominiali, che qualche volta trascendono e finiscono in tragedia: il 3,5 per cento dei delitti, rivela un rapporto Eures, matura nei rapporti di vicinato.
Nella classifica dei litigi - compilata dai 13 mila amministratori di condominio dell'A.N.AMM.I. - al primo posto ci sono i rumori che rubano il sonno: mobili spostati alle due di notte, subwoofer che fanno tremare i muri, cagnette che latrano e lavatrici che centrifugano.
Poi vengono le contese sull'uso degli spazi comuni.
Al terzo posto, i rumori nelle aree condominiali, e poi il braccio di ferro sugli animali domestici.
Si arriva, così, a due milioni di cause, un bel verminaio di dispetti e ritorsioni diretto alle aule di tribunale dove occupa la metà dei giudizi civili e un bel numero di processi penali.
A Roma la quinta sezione del Tribunale si occupa solo di contenzioso condominiale. Nelle udienze un magistrato dà retta, di solito, a cinque o sei avvocati contemporaneamente, sommerso da una montagna di citazioni, notifiche, memorie e comparse che dopo tre anni di udienze costeranno ai litiganti in media dai due ai tremila euro ciascuno.
Il grosso delle contese approda sulle scrivanie dei giudici di pace. Quelli civili affrontano le questioni che si risolvono col denaro, in maggioranza tra condomini e amministratori. Quelli penali devono invece dipanare le matasse più complicate, uno spinoso groviglio di antichi torti e di quotidiane vendette che invoca giustizia per ingiurie, molestie, danneggiamenti e disturbo della quiete.
Secondo l'Anaci (un'altra associazione di amministratori immobiliari) il 73 per cento dei contrasti si risolve infatti bonariamente prima di finire sulla carta bollata, durante le assemblee condominiali. Dunque, quei due milioni di cause sono solo un quarto delle liti. E di questo 27 per cento, quelle che arrivano alla sentenza sono appena due su cinque, perché le altre tre si chiudono dopo le prime udienze con un accordo tra gli avvocati. I quali si dividono in due categorie: quelli che gettano benzina sull'ira infuocata del cliente, pensando alla parcella che gli spediranno, e quelli che onestamente gli dicono la verità, avvertendolo che sarà molto, molto difficile ottenere un risultato concreto perché in queste questioni lo Stato non riesce nemmeno a decretare chi vince e chi perde.
Ospedale Cardarelli di Napoli, un mese fa circa. Tre fratelli vanno a salutare la madre malata. L'orario di visita è terminato da pochi minuti. All'ingresso c'è una guardia giurata che non li fa passare. I tre fratelli, una donna di 25 anni e due ragazzi di 17 e 15 anni, non si rassegnano. Hanno trovato molto traffico, vengono da fuori e intendono vedere la madre. Protestano, vogliono entrare a tutti i costi. La guardia giurata chiama due poliziotti, poi l'agente di polizia del drappello ospedaliero ma loro se la prendono anche con i nuovi arrivati. Ormai siamo alla zuffa. Scatta l'allarme al centro operativo della questura. Per bloccare i tre fratelli è necessario l'intervento di altri due agenti. Alla fine i tre fratelli vengono denunciati a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale e i sei agenti intervenuti condotti in ospedale per lesioni.
Una salumeria di Torre del Greco, lo scorso novembre. Una mattina la titolare, M.F., 55 anni, decide di farsi pagare una spesa lasciata in sospeso alcuni giorni prima. Telefona a casa del debitore: lui non c'è, parla con la moglie, R.L., che non sa nulla del debito. Volano minacce e intimidazioni, la donna decide di andare in salumeria a chiarire e pagare. La accompagnano la madre e il figlio di tre anni. La padrona della bottega la accoglie con graffi e lancio di prodotti presi a casaccio dal banco mentre il bimbo scoppia in lacrime nel vedere la mamma aggredita con violenza. La donna è stata accompagnata all'ospedale di Boscotrecase dove le hanno diagnosticato lesioni ed escoriazioni sul viso e sul corpo. La titolare del negozio è stata denunciata ai carabinieri. Il conto non pagato ammontava a 50 euro.
Siamo a Siracusa. E'agosto di quest'anno, fa molto caldo. In un palazzo di viale Tica c'è B.L.. Fra i condomini tutti si conoscono molto bene e sono all'aperto nella speranza di godere di un po'di fresco. Un vicino con cui B.L. aveva problemi già da un po'inizia ad insultarlo. Dopo qualche istante, dalle parole il vicino passa ai fatti e inizia a lanciare su B.L. anche delle uova. A quel punto B.L. non riesce più a controllarsi. Torna in fretta nel suo appartamento mentre escogita una vendetta. Trova un modo per attirare il vicino, attende con pazienza che bussi alla porta. Quando sente il suono del campanello apre e restituisce l'aggressione ma non con insulti o uova: con un'ascia e lo ferisce. Il vicino viene condotto in ospedale mentre B.L. viene denunciato per detenzione di arma da taglio di genere vietato e per lesioni personali.
Alla periferia di Sanremo nel 2005. In una palazzina di un alloggio popolare abita R. M., di 49 anni Al piano superiore abita una signora. Tutto andrebbe bene, in fondo, se tra i due non nascesse ad un certo punto una lite a proposito della musica ascoltata a volume troppo alto. La lite va avanti per un po'di tempo poi una sera, in base all'accusa, R.M., esasperato, prende un trapano, sale su una sedia o un mobile in modo da raggiungere il soffitto. Accende il trapano e inizia a bucare intonaco e mattoni fino ad arrivare dall'altra parte, al pavimento della donna. Non contento, fa lo stesso con la porta d'ingresso della vicina. In primo grado, davanti al giudice di pace, viene assolto per insufficienza di prove visto che la signora non si era presentata in udienza. Due mesi fa sulla vicenda è iniziato il processo in appello.
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